(di Francesca Fiorentini)
Si è da poco conclusa la manifestazione milanese per gli addetti ai lavori del settore wedding e come sempre ne conseguono analisi, critiche e previsioni sui trend per la prossima stagione.
Ma quali trend, dico io? Potrei dire che sono tornate le gonne a balze e le maniche a sbuffo, che resistono gli abiti morbidi e destrutturati in stile bohémien, così come le trasparenze. Quello che penso, in realtà, è che non ci sia nulla di nuovo.
Alcuni marchi hanno una cifra stilistica inconfondibile, vedi Antonio Riva, e rimangono punto di riferimento inamovibile per una certa fetta di mercato; altri invece spaziano tra stili diversi per incontrare trasversalmente il gusto di tutte le spose, rinunciando a coerenza e riconoscibilità. Ciò che accomuna quasi tutti è la mancanza di idee veramente nuove. Con questo non intendo che non ci siano state proposte di gusto e qualità. È innegabile però che alcuni modelli potrebbero tranquillamente confondersi in una qualsiasi collezione anni ’80 o ’90. Sembra una critica dura? Non necessariamente o quanto meno non per tutti. È una conseguenza del fatto che la moda sposa viaggia su sentieri diversi rispetto al prêt-à-porter e all’haute couture.
Ho la fortuna di vestire spose quasi ogni giorno, di conoscerne le esigenze dichiarate e le aspettative non espresse, spaziando dalle romantiche alle pragmatiche, passando per tradizionaliste e trasgressive. Molte di loro mi chiedono quali siano gli abiti che vanno per la maggiore e io spesso non so dare la risposta che si aspettano. Ampio, a sirena, scivolato o strutturato? Non esiste una regola perché sono troppi i fattori implicati nella scelta dell’abito perfetto, che è il motivo per cui spesso partono con un’idea per poi scegliere l’esatto opposto.
Perché quello che vediamo in passerella, se è sensazionale, crea alte aspettative ma poi non si addice ad una sposa reale. Scollature abissali, volumi ingestibili, aderenze e chi più ne ha più ne metta. Perfino Miccio ha dovuto far sfilare un seno nudo per stupire.
Ciò che invece è portabile nel giorno più bello non sempre fa clamore. Guarda un po’.
Non resta che prendere le sfilate come semplice spettacolo, laddove eccezionalmente lo sia, andare a conoscere le collezioni per intero sui siti dei vari brand o direttamente in boutique e godersi la ricerca dell’abito giusto dosando istinto, emozione e razionalità.
Perché la navata non è una passerella.
(photo da web)