Si aggiunge alla nostra redazione Silvia Bottazzi, che si occuperà, come recita il titolo della sua rubrica, di “Tutto il bello che c’è”.
Indosso le perle col chiodo di pelle nera, uso il laptop e il pennino da bella calligrafia, sul comodino mi aspettano Bukowsky e Sant’Agostino. Non è incoerenza o indecisione, preferisco le “e” agli “oppure” e nel mio abbinare, piuttosto che selezionare, metto insieme fattori inconciliabili, come un passato di studi classici, un libricino da ridere per genitori sprovveduti (Manicomio Giardinetti, Feltrinelli, 2012), e un impiego nell’automotive.
Vivo un rapporto complicato con la mia città, Torino, che sento stretta e rassicurante insieme, che ha i colori della nostalgia, che mi somiglia perché non sa se indossare il barocco o il liberty o l’avanguardia e, nel dubbio, mescola tutto e lascia a chi la ama trovare le sue sfaccettature.
Razionalità e sentimenti a briglia sciolta convivono e si spartiscono i miei giudizi e sono lenti attraverso le quali ogni giorno mi appare diverso e ci trovo “Tutto il bello che c’è”.